Collegamenti: Home | il mio Blog tradizionale | Su Facebook | Osservatorio sul razzismo in Italia

La storia è nota: un'industria chimica ha sotterrato nella zona compresa tra Rodano e Pioltello rifiuti paricolosi (nerofumo e metalli pesanti) tra gli anni '50 e l'inizio degli anni '80 senza adeguate strutture di contenimento. Nel '94 l'allora assessore all'ambiente regionale Carlo Monguzzi inizia un iter burocratico per arrivare ad una bonifica dell'area che nel frattempo sta mettendo a rischio le falde idriche. Nel 2000 l'azienda fallisce lasciando il suo carico di rifiuti tossici stipati in tre discariche. Da allora non si è mai riusciti a mettere d'accordo tutti gli enti interessati alla bonifica limitandosi ad intervenire con azioni spot dal costo di qualche centinaio di migliaia di euro all'anno (350.000 euro solo nel 2007). La questione arriva sul tavolo dell'unione europea che intima all'Italia di occuparsi della salute dei suoi cittadini. Lo Stato praticamente se ne lava le mani e nel dicembre del 2008 viene firmato un accordo tra Ministero dell'Ambiente, Regione Lombardia, Provincia di Milano, Rodano, Pioltello e un operatore commerciale secondo il quale l'area sarebbe stata in gran parte trasformata in centro commerciale (100.000 mq su 300.000) e l'operatore avrebbe provveduto alla bonifica delle discariche.

Da allora però alcune cose sono cambiate, l'operatore, in difficoltà economiche, si è sfilato e una delle industrie ancora attiva sull'area ha avanzato un ricorso al TAR contro l'accordo di programma sostenendo che deve pagare chi inquina e non chi produce, in seguito, sulla stessa area. Sta di fatto che la bonifica che doveva partire è praticamente ferma al palo. L'Unione Europea che aveva concesso (già posticipando il termine ultimo) tempo fino al 26 giugno prossimo per la bonifica delle aree più a rischio pena una multa di 20 milioni di euro e 100.000 euro per ogni giorno sucessivo.

Ora Formigoni sembra volersi accollare parte delle spese di bonifica, che non potrà essere completata entro la data richiesta dalla UE, che sarà pagata quindi con soldi pubblici, senza andara ad intaccare la concessione per la costruzione di un centro commerciale (due volte il Carosello, per capirci) in un'area che non ha certo bisogno di un nuov grosso punto di vendita.

La domanda da porci ora è cosa proporre in alternativa, soprattutto se la bonifica sarà effettuata con soldi pubblici? Le proposte non mancano e sarebbero anche più rispettose della vocazione industriale dell'area: creare un grosso parco solare di circa 45 MegaWatt, creare un "polo del freddo" sfruttando la sinergia con le industrie presenti, oppure una centrale di teleriscaldamento alimentata ad idrogeno.

La Provincia non può nascondersi dietro ad un accordo che il privato non sta rispettando, va ripreso in mano e cambiato. Sempre sperando di non essere troppo in ritardo per salvare le nostre falde acquifere.

Qui il servizio di febbraio del TG Regione

0 Comments:

Post a Comment